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domenica 17 luglio 2011

Violenza e stalking sulle donne: capire quando si va oltre il limite

Il recente episodio di violenza sulle donne da parte dei rispettivi mariti, in una famiglia residente a Rio Marina, fa emergere la realtà di un reato che purtroppo non sempre emerge.
Nel caso di Rio Marina l’intervento dell’Autorità giudiziaria è stato possibile, non attraverso la collaborazione delle donne vittime di violenza, ma attraverso un lungo lavoro da parte dei Carabinieri, in collaborazione con l’Asl e con persone esterne. Si tratta di una situazione che si è protratta nel tempo e che non è stata facile da gestire senza la denuncia da parte delle persone coinvolte direttamente.
Per capire come è stato possibile arrivare a queste misure abbiamo chiesto al Tenente Ezio Mazza, del Comando Compagnia Carabinieri di Portoferraio.
Com’è andata la vicenda di Rio Marina?
«E’ stata determinante anche la collaborazione di persone informate sui fatti altrimenti non saremmo arrivati a questo risultato, cioè l’arresto di un uomo e l’allontanamento dall’isola dell’altro, padre e figlio, che continuavano a esercitare violenza sulle proprie compagne. A questi provvedimenti ha opposto più resistenza une delle vittime che non i colpevoli. Questo perché si tratta di persone che comunque hanno sempre vissuto in una cultura in cui la donna è considerata come un oggetto e la donna stessa si percepisce come tale, accettando anche situazioni di violenza come “normali”. Il nostro lavoro è stato fatto per tutelare queste donne, anche perché le violenze si sono svolte in più episodi, con una certa escalation ».
Quindi la denuncia non è partita dalle vittime?
«No, siamo venuti a conoscenza di varie situazioni, segnalate anche da referti medici, in cui però le vittime nascondevano le vere cause».
Ma all’Elba quanti casi di violenza sulle donne e in famiglia avete accertato nel 2011?
«Per fortuna all’Elba questi casi sono pochi, o almeno quelli che sono venuti allo scoperto nel 2011 sono due. Poi, ovviamente non è detto che non ce ne siano altri che rimangono nascosti nelle mura domestiche, anche se all’Elba i paesi sono talmente piccoli che in molti casi si riesce a venire a conoscenza di queste situazioni».
Per quanto riguarda invece il fenomeno dello stalking, ci sono casi all’Elba?
«Anche in questo caso gli episodi accertati all’Elba sono pochi. C’è però da dire che lo stalking si sta evolvendo. Anche se, come ho constatato altrove, la maggior parte dei casi riguarda situazioni di ex coniugi o ex conviventi, però ora si trovano anche casi di stalking (atti persecutori) messo in atto da conoscenti o vicini di casa per motivazioni diverse. Bisogna però stare attenti perché lo stalking ha delle caratteristiche ben precise: non si tratta di qualche lite fra ex coniugi con magari anche offese verbali, si tratta invece di comportamenti che si verificano nel tempo, con azioni diverse che si intensificano, fino al controllo e alla limitazione della libertà personale, con appostamenti o altre attività».
Chi vuole sapere come riconoscere il reato di stalking come può fare?
«Innanzitutto c’è un iter da seguire e ci sono, per esempio, 10 regole che aiutano a individuare questo tipo di reato, poi le forze dell’ordine, soprattutto Carabinieri e Polizia, sono a disposizione anche per ulteriori chiarimenti. Ci sono leggi efficaci, che se applicate in modo corretto funzionano molto bene. E c’è una buona legge sullo stalking, uno dei pochi reati in cui l’Autorità giudiziaria, sulla base di elementi significativi, può emettere dei provvedimenti immediati. Lo strumento principale che le vittime hanno a disposizione è la denuncia, che nel 98% dei casi fa si che chi esercita questo reato si fermi. La denuncia in questo caso tutela sia la vittima che l’aggressore, impedendogli di andare oltre. Ovviamente dipende anche dalla tipologia di aggressore, se è una persona che può riuscire a capire la gravità del reato o se invece è una persona che non riesca a fermarsi per varie motivazioni sue comportamentali».
Il vostro lavoro prevede anche attività di informazione sul territorio, lavorate anche con le scuole?
«Si, noi siamo competenti per tutto il territorio elbano e abbiamo fatto e faremo incontri con tutti gli istituti scolastici, parlando sia con i ragazzi sia con gli insegnanti, spiegando loro quali sono le tipologie di reato che si possono verificare: abbiamo parlato con loro del bullismo e anche della violenza nelle sue varie forme».
A chiusura dell’intervista con il Tenente Ezio Mazza, pubblichiamo i consigli per difendersi da episodi di Stalking, li troviamo anche sul sito web dell’Arma dei Carabinieri.
Ecco i consigli:
Dal momento che non tutte le situazioni di stalking sono uguali, non è possibile generalizzare facilmente sulle modalità di difesa che devono essere adattate alle circostanze e alle diverse tipologie di persecutori. E’ importante però conoscere le seguenti indicazioni:
tenere presente che prendere consapevolezza del problema è già un primo passo per risolverlo. A volte, invece si tende a sottovalutare il rischio e a non prendere le dovute precauzioni come per esempio, informarsi sull'argomento e adottare dei comportamenti tesi a scoraggiare, fin dall'inizio, comportamenti di molestia assillante;
ricordate che, in alcune circostanze, di fronte ad una relazione indesiderata, è necessario "dire no" in modo chiaro e fermo, evitando improvvisate interpretazioni psicologiche o tentativi di comprensione che potrebbero rinforzare i comportamenti persecutori dello stalker;
la maggior parte delle ricerche ha rilevato che la strategia migliore sembra essere l'indifferenza. Infatti, sebbene per la vittima risulti difficile gestire lo stress senza reagire, è indubbio che lo stalker "rinforza i suoi atti sia dai comportamenti di paura della vittima, sia da quelli reattivi ai sentimenti di rabbia;
cercate di essere prudenti e quando uscite di casa evitate di seguire sempre gli stessi itinerari e di fermarvi in luoghi isolati e appartati;
in caso di molestie telefoniche, tentate di ottenere una seconda linea e utilizzate progressivamente solo quest'ultima. Registrate le chiamate (anche quelle mute). Ricordate che per far questo è necessario, al momento della telefonata, rispondere e mantenere la linea per qualche secondo (senza parlare), in modo da consentire l'attivazione del sistema di registrazione dei tabulati telefonici;
tenete un diario per riportare e poter ricordare gli eventi più importanti che potrebbero risultare utili in caso di denuncia;
raccogliete più dati possibili sui fastidi subiti, per esempio, conservate eventuali lettere o e-mail a contenuto offensivo o intimidatorio;
tenete sempre a portata di mano un cellulare per chiamare in caso di emergenza;
se vi sentite seguiti o in pericolo, chiedete aiuto, chiamate un numero di pronto intervento, come per esempio il "112" o rivolgetevi al più vicino Comando Carabinieri.
Fonte: Sito Carabinieri.it

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